giovedì 18 aprile 2013

Come se fosse una recensione

Come se fosse ieri - Irene Vanni - 2013, Fabbri Editori


Non ho mai scritto una recensione in questo blog; nemmeno per il libro di Davide Longo. Quindi appare piuttosto curioso che ora mi metta a parlare di Come se fosse ieri di Irene Vanni. 
Poiché siamo in Italia, ti tolgo subito la maliziosa curiosità di scoprirlo e farmi tana: io e Irene ci conosciamo da un po' di anni. Se pensi che la storia dello scambio di favori nel nostro Paese sia sempre valida puoi chiudere la scheda del browser, se invece ti va di sapere che io e Irene non ce le mandiamo a dire, puoi continuare a leggere.
Quello che avrei potuto fare per Irene, nel nome della nostra conoscenza, sarebbe stato di non parlare male del suo libro se non mi fosse piaciuto, dunque, se stai leggendo questo post, qualcosa deve essere successo.
Il libro di Irene non l'avrei mai comprato, perché in copertina ci sono i Duran Duran, mentre io, da ragazzino, ascoltavo derive pop-country-blues, e perché la storia che si legge nella quarta ha un taglio femminile e io sono maschio. (Sì, esiste il genere femminile, alla faccia di chi ci vuole tutti uguali perché è politicamente e noiosamente corretto.) Però so quanto Irene ha sudato per arrivare senza scorciatoie fino a un editore così importante, e so come scrive. Per me è stato sufficiente.
In Come se fosse ieri, come ultimo lascito prima di morire di cancro, Manuela chiede alle tre migliori amiche di portare sua figlia al concerto dei Duran Duran – di nuovo in Italia – proprio come aveva fatto con loro nel 1987 scappando di casa a quindici anni. Un modo per ricordarla. Un modo per riaddensare un'amicizia che si è diluita nel corso del tempo e che si è screpolata con le prime rughe. La storia è semplice, va via veloce perché vuole farlo, perché vuole solo essere raccontata e perché nella sua apparente rarefazione ci sono le complicanze che appartengono alle donne in un mondo di uomini piatti: e quando ci buttiamo per una strada impervia ma conosciuta, ci viene comunque facile tenere un buon passo; anzi, ne apprezziamo quasi le asperità. 
Le vite di Laura, Simona e Cinzia sono imprigionate in gabbie di consuetudini, si stanno disfacendo lentamente dentro celle di rimpianti. Perché sebbene con problemi e personalità differenti, le tre amiche sono consapevoli del loro male ma si fanno corteggiare dall'indolenza dello scorrere del tempo. La morte di Manuela è una scossa di terremoto lunga e lenta, e la promessa di portare Federica al concerto dei Duran Duran, venticinque anni dopo la loro prima volta, è una prospettiva lontanissima di poter ricostruire le fondamenta delle loro vite.
C'è tanto di femminile in questo romanzo. Ne è pieno. Straborda di femminilità, di circuiti di pensiero femminile e di femmineo erotismo.
Potrei dire che Come se fosse ieri è femmina, senza venature sessiste (te ne prego...). Dalla parte di un maschio, leggere questo romanzo è come sbirciare dalla serratura col permesso di una donna. Chi ha una straordinaria sensibilità spierà movimenti conosciuti, ma resterà anche colpito da ciò che una donna riesce sempre, e magicamente, a tenere nascosto.

Ti lascio con una citazione dal romanzo: 
"Simona le diceva sempre che le donne si innamoravano e facevano l'amore, mentre gli uomini si innamoravano per come le donne facevano loro l'amore."









2 commenti:

  1. Sto leggendo il libro e il fatto che un uomo abbia colto perfettamente il centro, può farmi solo piacere. (Stefy)

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    1. Grazie, Stefy. Servono anni di sbirciate; sempre col permesso delle donne, s'intende.

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